MISTERI ed ENIGMI UFO, PARANORMALE e CRIMINOLOGIA

il blog di GIANPAOLO SACCOMANO, 35 anni di studi, ricerche e sperimentazioni su

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TRUE CRIME e INSOLITO



mercoledì 13 maggio 2015


true crime

ANCORA SENZA VOLTO L’ASSASSINO DEI DECAPITATI

 
 
  


 
A distanza di alcuni anni e ormai accertato  che Andrea Pizzocolo – il killer della prostituta nel motel lodigiano che attualmente è sotto processo – non c’entra con questi delitti, neppure l’identificazione della vittima ha fatto luce sull’autore del massacro avvenuto tempo fa sulle rive del Lambro . C’è un serial killer nel sud milanese o è il regolamento di conti di una banda di spacciatori “mexican stile”?

A fare la macabra scoperta era stato un ciclista di passaggio sulla provinciale 234 che, il 1 aprile del 2011, aveva notato quei poveri resti sparsi sulla riva del fiume Lambro nei pressi del comune di Orio Litta, tra le province di Lodi e Pavia.

 
Il corpo era smembrato in sette monconi sparsi qua e là sulla riva, privo della testa e delle mani (che non sono mai state ritrovate) ed aveva impegnato a lungo sia il nucleo operativo dei carabinieri che il medico legale e l’entomologo che hanno condotto i primi accertamenti, soprattutto nel tentativo di risalire alla data del massacro, anche con l’analisi degli insetti presenti. I dati autoptici hanno poi permesso di stabilire che la vittima era un giovane uomo, presumibilmente uno straniero, ucciso con due fendenti di un punteruolo o arma simile e poi fatto a pezzi con affilatissimi arnesi da macellaio e abilità quasi chirurgica.
L’efferatezza del delitto e le modalità con le quali l’assassino si è sbarazzato del cadavere presentano notevoli analogie con il ritrovamento , nel giugno del 2007, di un altro corpo, anch’esso decapitato e con un foro da punteruolo, quasi identico, al centro del torace, abbandonato nelle campagne di Inverno e Monteleone, paesini che si trovano a soli venti chilometri di distanza da Orio Litta; al punto che le autorità locali avevano dichiarato di essere molto preoccupate all’idea che un assassino seriale potesse tornare a colpire nel loro territorio. Tuttavia, se per il caso di Inverno e Monteleone non era stato possibile giungere all’identificazione dei poveri resti, stavolta le indagini condotte dal RIS di Parma e dalla Scientifica hanno stabilito con certezza che quello sulla riva del Lambro è il cadavere di Abdelziz E., ventunenne marocchino, pluripregiudicato e spacciatore, senza fissa dimora.  Il giovane sarebbe sparito, secondo la testimonianza di un altro marocchino, coinvolto nell’attività di spaccio, proprio una settimana prima del suo ritrovamento, fatto che coincide con la probabile data del decesso e che indirizza le indagini degli inquirenti verso l’ipotesi della rapina andata male o del regolamento di conti tra pusher. 


 
Tutte le piste restano comunque aperte e non va affatto trascurata la circostanza che il cadavere di un altro giovane, poco più che ventenne e probabilmente straniero, rimasto senza identità perché anch’esso senza testa, sia stato gettato all’interno di uno scatolone vicino al casello di Chiusa (BZ), sull'Autobrennero  nel febbraio del 2008, completamente avvolto in nastro da pacchi. Un altro terribile delitto che sembrerebbe legato all’ambiente della prostituzione maschile (e forse a giochi erotici estremi) e che rafforza l’ipotesi di un criminale seriale, ben intenzionato a non permettere l’immediata identificazione delle sue vittime. Suscita perplessità, infatti, che una gang di spacciatori, per quanto spietata e imitativa di certe famigerate gang dei cartelli sudamericani, si prenda la briga di far ritrovare in maniera così eclatante chi ha “sgarrato”, attirando così l’attenzione dei media ed esponendosi al rischio di essere individuati dalle forze dell’ordine. Il “modus operandi”, se finalizzato alla non identificazione della vittima, è infatti decisamente elaborato e sadicamente efferato e tradisce crudeltà perversa, calcolo e compiaciuto esibizionismo: caratteristiche più consone a un assassino seriale che non a un killer della malavita organizzata. 
                                                                                                                Gianpaolo Saccomano

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