Il castello del “murato vivo”
di Gianpaolo Saccomano
Il castello di Roppolo da più di un millennio domina
incontrastato il placido lago di Viverone e, anche se di recente è divenuto una
meta importante per gli amanti della cucina e del buon vino, tra le sue mura
conserva il segreto di un tragico fatto di sangue. Che sia questa la spiegazione
agli spaventosi rumori e alle apparizioni luminose che non di rado capita di
sentirvi ?
Addossato alle alture prospicienti il lago di Viverone, più
o meno a metà strada tra Ivrea e Vercelli, si erge il castello di Roppolo.
Baluardo della zona già in epoca tardo-medievale e
probabilmente eretto su fortificazioni preesistenti, il castello è protagonista
della storia locale fin dal 963 d.c., anno in cui fu costruito il torrione
attorno al quale fu poi sviluppato il classico recinto fortificato.
La struttura attuale risale invece al XV secolo e, anche se
il fossato è stato trasformato in un bel giardino ed è ormai scomparsa la torre
di vedetta , ne è stato mantenuto l’aspetto maestoso grazie soprattutto al
mastio severo e quadrato e al grazioso porticato duecentesco con i suoi archi e
pilastri eleganti. Proprio quest’ultimo è stato accortamente adibito dalla
Regione Piemonte come sede di un’enoteca
di importanza nazionale e di un buon ristorante (attualmente provvisto
anche di una decina di camere d’albergo).
Nonostante ciò, come ogni vecchio castello che si rispetti,
anche quello di Roppolo possiede un’aura tenebrosa ed inquietante che si
avverte soprattutto nelle notti in cui i violenti temporali estivi si abbattono
sugli alberi secolari (e sinistramente scricchiolanti) del cortile, proprio allorchè il vento sferza le antiche
torri, agitando e schiumando le acque del lago sottostante.
Fu proprio all’indomani di uno di questi violenti nubifragi
che, anni fa, mentre ero ospite al castello durante la sistemazione delle
camere d’albergo, la gente del luogo mi raccontò la fosca vicenda del “murato
vivo” che ancora aleggia tra le mura dell’antica dimora e che probabilmente
dà spiegazione ad alcune delle insolite manifestazioni che ad esso si
ricollegano.
Il terribile episodio risale all’incirca alla metà del 1400,
quando, durante la guerra per la successione al Ducato di Milano che seguì alla
morte di Filippo Visconti, il cognato Ludovico di Savoia entrò nella coalizione
contro Francesco Sforza e gli altri pretendenti.
Agli ordini di Ludovico di Savoia si schierarono anche due
nobili canavesi: il conte Bernardo Mazzè e Ludovico Valperga, signore di
Roppolo. Per ragioni sconosciute, tra i due da tempo non correva affatto buon
sangue e, nel momento in cui il Mazzè fu fatto prigioniero dagli sforzeschi in
un’imboscata, proprio Ludovico Valperga inaspettatamente si fece in quattro per
riscattare il commilitone.
Le trattative si protrassero e alla fine Bernardo Mazzè
venne riconsegnato dai Milanesi proprio ad Antonio Valperga, il fratello di
Ludovico. Da quel momento però di lui si perdono le tracce e non se ne saprà
più niente.
Per parecchi secoli, secondo le istruzioni date allora ad un
ambasciatore di Savoia, si ritenne che il povero Mazzè fosse stato annegato nel
fiume, per vendetta, dal perfido Ludovico e con la complicità di suo fratello,
ma poi, verso la fine dell’Ottocento, nel corso di alcuni lavori di
ristrutturazione al castello, abbattendo un muro per praticarvi un passaggio,
venne scoperta, nel vano di una nicchia strettissima, un’armatura completa, con
la visiera ancora calata, all’interno della quale fu rinvenuto uno scheletro
umano.
Tutti allora si ricordarono della misteriosa scomparsa del
conte Bernardo Mazzè e della diabolica astuzia del suo rivale che,
probabilmente dopo averlo torturato e per eliminare ogni traccia delle sue
nefandezze, lo aveva murato vivo.
Furono di colpo chiare le motivazioni di molti degli strani
fenomeni verificatisi per lungo tempo tra le mura del castello di Roppolo e,
soprattutto, la causa degli spaventosi rumori metallici che ancora adesso in
certe notti si possono udire echeggiare per le sale dell’antico maniero.
Ad essere sincero, nel periodo da me trascorso all’interno
del castello, non ci sono state manifestazioni degne di nota, ma va
sottolineato che da dopo che alle misere spoglie contenute nella nicchia si era
data cristiana sepoltura, molti degli inquietanti fenomeni che infestavano il
castello (come rumori di passi, clangore di ferraglia o misteriose apparizioni
luminose…) si sono notevolmente ridotti, se non definitivamente scomparsi.
Eccezion fatta per i suoni lamentosi che, persino di giorno,
capita ancora di sentire vicino alla torre, talvolta accompagnanti da un urlo
lacerate di donna (tanto simile a quello delle banshee della miglior
tradizione anglosassone…) e che per la gente del luogo è da attribuire al
dolore straziante dello spirito della giovane moglie del “murato vivo”,
Maddalena Mazzè che cerca invano da un campo all’altro il suo sposo, scomparso
per sempre.
Naturalmente gli scettici ad oltranza non mancano mai e, dal
momento che come già detto un’ala del castello di Roppolo è ora sede di una
prestigiosa enoteca regionale, mi capitato spesso di sentir affermare che molti
di questi inquietanti fenomeni altro non sarebbero che l’effetto di qualche
bicchiere di troppo; ma data l’elevata qualità dei vini che vi sono custoditi e
la raffinata moderazione negli assaggi, direi che queste sono solo delle futili
illazioni…
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