La cena degli spettri
di Gianpaolo Saccomano
Possono spettri e fantasmi sedersi a tavola ed improvvisare un vero e proprio banchetto notturno? Sembrerebbe di sì, almeno secondo ciò che accade nella rocca di Oramala , nell’’Oltrepò pavese... ma non è questo il solo fatto strano ed inspiegabile a fare di questo maniero un luogo misterioso e senz’altro un po’ inquietante.
Anche nelle vallate dell’Oltrepò pavese si custodiscono gelosamente segreti e leggende che sono nate chissà quando e intorno a luoghi suggestivi e talvolta un po’ angoscianti. Ne è un esempio il castello di Oramala, arroccato su una altura del comune di Val di Nizza, vicino a Varzi, e ancora immerso nel verde dei castagni e dei boschi di rovere.
Le più antiche notizie sul maniero di Oramala risalgono al 976 d.c. e ce lo indicano come prima dimora di quella potente famiglia di feudatari longobardi che più tardi verrà chiamata Malaspina; in seguito diventa proprietà della famiglia d’Este e poi del vescovo di Tortona.
Dal 1164 il maniero viene dato in possesso al marchese Obizzo di Malaspina che lo renderà uno dei più importanti marchesati dell’Italia settentrionale; ed è proprio Obizzo Malaspina che ha a che fare con quanto diremo poi.
Non va dimenticato anche che fu proprio per merito suo se, qualche anno dopo, l’imperatore Federico I Barbarossa, abbandonata Roma per sfuggire una spaventosa epidemia, riuscì a raggiungere Pavia senza scontrarsi con le truppe del Carroccio.
Quest’impresa rappresenta anche il culmine dello splendore storico-culturale per la rocca dei Malaspina (che fino a quel momento si erano arrangiati con decime e scorrerie...) e, anche se l’aspetto maestoso ed imponente del castello si deve ai potenziamenti di fine Medioevo (che, l’allora feudatario, Ugo Manfredi realizzò per conto di Ludovico il Moro), da allora in poi la storia di Oramala e del suo fortilizio va pian piano spengendosi, fino a giungere, alla fine del Settecento, al completo abbandono della struttura.
Restaurato recentemente, questo maniero -che col passare del tempo era
andato consolidando sempre più la sua fama di sinistra magione- è tornato alla
ribalta nelle cronache pavesi per la particolarità delle sue manifestazioni
spiritiche e per le sconcertanti dichiarazioni dell’ex-senatore L. P. che ne è
attualmente proprietario.
Che il castello di Oramala fosse infestato da misteriose presenze e
che persino nei dintorni si verificassero strani fenomeni (soprattutto durante
il periodo invernale), come detto era cosa nota a tutti, ma che ogni 25
dicembre a mezzanotte in punto gli spiriti del Barbarossa e di Obizzo di
Malaspina si riunissero nella terza sala della torre, proprio di fronte al
grande camino, è particolare curioso e per molti versi sconcertante.
A riprova del fatto ci sarebbero, oltre alla misteriosa luce visibile dall’esterno, anche
una sorprendente missiva che il castellano, qualche anno orsono, trovò tra la
posta, e nella quale gentilmente Federico I e il marchese Malaspina (con tanto
di firma) avvertivano della necessità di utilizzare proprio quella sala della
torre nella particolare ricorrenza del 25 dicembre.
Converrete che il fatto che una coppia di illustri personaggi storici
(passati a miglior vita da più di
cinquecento anni!) che si mettono a scrivere lettere e a farle recapitare
all’attuale proprietario del castello è circostanza di per sé alquanto bizzarra
persino per la più fantasiosa delle casistiche “fantasmatiche”.
Prima però di esprimere giudizi
o di formulare tentativi di spiegazione, sappiate che le inquiete presenze del
castello di Oramala -sempre stando alle dichiarazioni del suo stimato
proprietario- ci riservano ancora una grossa sorpresa proponendoci nientemeno
che una sorta di cena degli spettri.
Lo straordinario evento si sarebbe verificato qualche anno fa,
allorché il signor L. P. ispezionando una delle numerose stanze del maniero si
accorse, con naturale turbamento, che qualcuno non solo vi aveva cenato, ma
aveva anche lasciato la tavola in disordine e piena di piatti sporchi;
circostanza davvero inspiegabile, dato che soltanto lui ed il fratello
possedevano le chiavi per accedervi e a
nessuno dei due era mai venuto in mente di organizzare banchetti o rinfreschi
in quella particolare stanza.
Per completare il quadro
fenomenologico dell’antica rocca di Oramala occorre inoltre accennare alle
misteriose voci e agli inquietanti rumori che spesso si sentono riecheggiare
tra le sue mura e al frastuono degli zoccoli di un “fantomatico” squadrone di
cavalleggeri che spronano i loro
invisibili destrieri giusto ai piedi del possente fortilizio.
E’ dunque possibile che entità ultraterrene, evanescenti ectoplasmi,
si siedano intorno a un tavolo a banchettare, comportandosi né più né meno come
terreni convitati ?...
difficile da accettare, anche se in metafisica e nello spiritismo non
sono certo rare le manifestazioni paranormali dalle ripercussioni fisiche anche
molto eclatanti. Anzi, forse un tentativo di spiegazione può essere dato
proprio in chiave parapsicologica, soprattutto se si riconsidera gran parte
della casistica relativa ad Oramala alla luce di una marcata attività poltergeist.
Non
dimentichiamoci, però, che esistono anche soluzioni più prosaiche che, anche se
improbabili, mantengono comunque un certo tasso di plausibilità: oltre alla
classica burla, organizzata da qualche sfaccendato buontempone, si potrebbe, ad
esempio, ipotizzare l’esistenza di un qualche sconosciuto passaggio segreto che
permetta l’accesso alle stanze del castello e, che per scopi che ignoriamo,
venga, di quando in quando, utilizzato da misteriosi individui (non certo dei
ladri, perché non è mai stato asportato niente...), o magari addirittura dagli
adepti di qualche congrega segreta per celebrarvi oscuri rituali esoterici.
Ipotesi suggestiva, ma troppo fantasiosa? Forse...
Sta di fatto che il maniero, che domina severo ed inquietante la Val di Staffora, nel corso dei secoli è
stato testimone di grandi eventi storici e indubbiamente custodisce segreti e
conoscenze ormai dimenticate: si favoleggia di intere città perdute, risalenti all’epoca
romana o alla dominazione saracena, e l’etimo stesso di “Auramala” rimanda in
qualche modo al celtico aura-mol: la collina d’oro consacrata al
dio-guerriero Gargan-Gargantua.
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