ghost legends
Il segreto dell’abbazia del diavolo
di Gianpaolo Saccomano
Ancora oggi il piccolo Principato di Lucedio, nel
vercellese, conserva tutto il suo fascino oscuro e maledetto e c’è qualcuno che
è pronto a giurare che la misteriosa colonna piangente che si erge all’interno
della “stanza del giudizio” nella vecchia Abbazia sconsacrata, suggelli
nientemeno che una delle porte dell’Inferno.
L’antico Principato di Lucedio, che recentemente è stato
trasformato in un’azienda agricola all’avanguardia, si trova a poca distanza da
Trino, proprio nel mezzo della nebbiosa campagna vercellese, paesaggio che,
soprattutto nella brutta stagione, di per sè contribuisce a mantenere intatto
quell’atmosfera sinistra e corrotta che nel corso dei secoli gli è stata
attribuita.
La storia di questo piccolo agglomerato di case, sperdute tra gli
acquitrini del vercellese, comincia nel 1123 quando l’Abbazia fu fondata dai
monaci cistercensi provenienti da La Fertè in Borgogna grazie ad un lascito del
Marchese Ranieri di Monferrato e si snoda fino ai giorni nostri con un
complesso susseguirsi di successioni e di donazioni nobiliari. Vale la pena di ricordare soltanto la
creazione del Principato, avvenuta nel 1861 con la nomina dell’allora
proprietario, il Marchese Raffaele de Ferrari, al titolo di principe di Lucedio
per i suoi meriti a favore dello stato italiano.
Per capire il perchè questo luogo sia però ancora oggi considerato
“particolare” e in un certo senso “maledetto”, dobbiamo però tornare indietro
nei secoli e soffermarci proprio sulla Abbazia e sui suoi frequentatori.
Secondo quanto contenuto in un documento storico del 1684 infatti, le novizie domenicane della vicina
chiesa di Darola (nelle foto) venivano tormentate nottetempo dal Demonio in
persona ed indotte in continua tentazione. Col passare del tempo il fatto si
trasformò in un caso di vera e propria possessione diabolica con isteria
collettiva, non dissimile da quello arcinoto del monastero di Loudun in
Francia, e finì col coinvolgere anche i
monaci dell’abbazia di Lucedio. Alcune diavolesse tentatrici corruppero
i religiosi di S. Maria e li indussero ad abiurare Nostro Signore e ad adorare
il capro malefico in nome di Satana.
La cosa andò avanti a lungo fino ad assumere connotazioni molto
preoccupanti, poichè questi monaci si abbandonarono ad un abominevole culto
blasfemo, fatto di ogni tipo di perversione e crudeltà, fino a che, quando
sembra si fossero spinti anche al sacrificio umano e alla pedofilia, giunse,
finalmente, il durissimo intervento del Papa che, nel 1784, fece chiudere
definitivamente l’Abbazia e condannare e disperdere tutti gli adoratori del
demonio.
Nel secoli a venire si ebbe l’illusione che le forze del male
avessero abbandonato definitivamente questo luogo, in realtà come sottolineava
il rimpianto giornalista Giorgio Medail con un servizio televisivo di parecchi anni
fa, Lucedio, ed in particolare la chiesetta del cimitero di Darola, continuavano ad essere oggetto di fenomeni
strani ed inspiegabili e, soprattutto, di incursioni notturne e pellegrinaggi
da parte di personaggi sinistri e misteriosi che, dalle antiche carrozze listate
di nero, sono man mano passati alle grosse berline (targate soprattutto
Torino).
E’ evidente che qualcosa di maligno e di intrinsecamente esoterico
deve aver per sempre segnato questi luoghi e, forse, ciò è ricollegabile ad
un’antica profezia che dice che proprio
a Lucedio si sarebbe dovuto erigere un grande tempio satanico e che una delle
colonne nella “stanza del Giudizio” dell’ Abbazia sarebbe stata posta a
suggello nientemeno che ad una delle porte dell’Inferno. Non stupitevi allora
se dico che effettivamente questa colonna, detta “colonna piangente”
esiste davvero e a lungo è stata oggetto di studi e di verifiche da parte di
tecnici e scienziati per quella sua singolare caratteristica di essere sempre
umida e gocciolante, fenomeno che, per buona pace di tutti i cervelloni del
Cicap sembra possa spiegarsi con delle
particolari condizioni di capillarità della pietra di cui è composta,
permettendole di assorbire acqua dal terreno sottostante e trasudarlo poi su tutta
la sua superficie.
Sono altre però le stranezze e i particolari inquietanti che fanno
di Lucedio e delle sue chiese un posto unico e suggestivo, a partire dalle
misteriose “nebbie localizzate” che sorgono improvvise e si addensano solo
attorno al Principato o alla torre dell’Abbazia, proseguendo poi con i rumori,
le voci notturne e le presenze inspiegabili all’interno della stessa, per non
dimenticare poi le spaventose apparizioni che ogni tanto si verificano nei
pressi della chiesetta di Darola col suo laghetto senza nome e il suo piccolo cimitero,
proprio là dove un tempo venivano celebrati gli abominevoli culti orgiastici e
i sabba più sfrenati.
In proposito, cito, con il beneficio del dubbio, dato che mi è
stato impossibile reperire documentazioni precise al riguardo, un episodio di
cronaca di quasi trent'anni fa, quando due giovani di una grossa compagnia di
Borgovercelli per dar prova del loro coraggio decisero di penetrare di nascosto
nella chiesetta per trascorrervi una notte soli
e nell’oscurità più completa. Ebbene il risultato fu spaventoso, uno dei
due ragazzi morì in circostanze sospette (forse d’infarto) e l’altro non volle
o non seppe mai raccontare cosa fosse veramente successo o cosa avesse visto in
quel luogo diabolico. Fatto sta che da tempo Abbazia e chiesa vengono tenute rigorosamente
chiuse e difficilmente accessibili agli estranei, prova ne è l’eccezionale
groviglio di rovi che attanagliano e soffocano la chiesetta vicino al laghetto;
una barriera quasi invalicabile anche per chi, come noi, intende soltanto
documentare la ambivalenza di questo posto che contiene nel suo stesso nome una
singolare predestinazione: “Lucedio”, Luce di Dio o, forse,
Dio di Luce, cioè Lucifero.
Di questa particolare predeterminazione o forse della misteriosa
energia maligna che si dice essere concentrata nelle cripte sotto l’altare, e
custodita dai cadaveri decapitati di due abati (che maledissero questi luoghi
prima di essere giustiziati), sembrano essere ancora convinti i satanisti e gli
occultisti della zona, dato che non di rado vi si possono trovare segni
inequivocabili di messe nere e di rituali magici. Sarà anche per la particolare
forma architettonica della torre col campanile (a pianta ottagonale, simbolo
più esoterico che cristiano) o per la sua caratteristica posizione geografica
(probabilmente eretta su un’antica “ley-“*linea di forza e
immersa nella quiete di una campagna non troppo lontana da Torino, capitale
magica d’Italia,), certo è che Lucedio e le sue chiese custodiscono una sorta
di oscuro segreto, retaggio di un’antica
superstizione e di un terrore ancestrale che ancora si coglie nell’aria
e che la vista della vicina centrale nucleare di Trino contribuisce non poco a
rafforzare.
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